Pirati, ladri, contrabbandieri e fuorilegge di ogni sorta erano presenti ovunque lungo l’Hop.

Le loro piccole imbarcazioni solcavano le acque del grande fiume apparendo e scomparendo nella nebbia con eguale rapidità.

I loro rifugi ben nascosti nelle paludi che si estendendevano su entrambe le sponde.

E il nascondiglio dei coboldi di Elkhan non faceva eccezione.

Ma a volte là dove l’occhio dell’uomo non arriva, i pesci invece nuotano curiosi.

Ah i pesci se potessero parlare…

Ma forse un druido potrebbe comunicare con loro.

E fu così che Demanor rinunciò all’idea di svuotare il fiume per cercare Kebab e si rivolse ai pesci.

E i pesci gli indicarono dove Elkhan, il Coboldo Nero aveva instaurato la sua base.

Là dove un tempo sorgeva l’antico villaggio di Aryhan ora erano i Bianchi Cumuli.

Una fitta rete di tane cobolde collegate tra loro sotterraneamente sparse tra le rovine semisommerse dell’insediamento abbandonato.

Nel frattempo Kebab faceva conoscenza con il re coboldo che allegramente gli mostrava i suoi trofei, le teste e i teschi dei cacciatori di taglie che gli avevano dato la caccia in passato.

Egli non voleva che la sua gente ambisse solo a tornare ad essere serva dei draghi, ma che vivesse libera razziando e derubando quelli stessi popoli che li disperezzavano.

E davanti a un teschio di rum chiese a Kebab di unirsi alla sua banda.

Ma i suoi compagni non lo avrebbero lasciato così.

Con una piccola imbarcazione si staccarono dalla flotta di Trasghal e raggiunsero i Bianchi Cumuli.

Quali trappole avevano preparato i coboldi per difendere il loro rifugio? Stavano per scoprirlo…

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