“‘Eatur’ inquit ‘ quo deorum ostenta et inimicorum iniquitas uocat.'”

“‘Andiamo’ disse ‘ dove ci chiamano i segnali degli dei e l’iniquità dei nostri nemici.'”

[Svetonio, “De vita Caesarum”, Lib. I, XXXII]

Mentre Cattus, dopo aver ottenuto dal legato della Legio VIII ‘Augusta’ la promessa di poter partire l’indomani mattina con un seguito di cavalieri per andare a verificare la sorte dei suoi compagni, indugia in un tranquillo sonno nella sicura Mogontiacum, il resto del contubernium si vede braccato nelle foreste della Germania Magna.

Dopo il successo dell’assalto all’accampamento germanico, i custodes sentono il fiato sul collo dei barbari in cerca di vendetta per l’uccisione dei druidi e di un ben più importante giovane con impressa a fuoco l’aquila di Roma sulla guancia sinistra.

Nonostante le profonde ferite, Vetius riesce a guidare i suoi compagni fuori dalla foresta distanziando la maggior parte degli inseguitori. Con la situazione che sembra essere più sotto controllo, i custodes decidono di fermarsi per medicare le ferite più urgenti prima di proseguire. Nella breve pausa, Al Sahlahin aggiorna i suoi compagni che, con tutta probabilità, il giovane ucciso nella grande tenda al centro dell’accampamento barbaro era Naristi, o uno dei due individui che si spacciava con quel nome; il marchio dell’aquila imperiale sulla guancia sinistra ne è una prova inconfutabile.

Il momento di pace viene interrotto da una grossa ombra, un berserkir in forma di lupo che, dopo aver lanciato un forte ululato, carica i custodes venendo però velocemente abbattuto. Purtroppo il verso ferino fatto dall’animale prima dello scontro ha segnalato la posizione degli inviati di Roma ai barbari inseguitori e, mentre il chiarore di molte torce inizia a propagarsi dalla foresta, non resta che una lunga marcia forzata fino al villaggio dei Chatti del capo Ragnar per avere salva la vita ai soldati dell’Impero.

Al loro arrivo alle prime luci dell’alba, i custodes trovano una situazione molto diversa da quella che avevano lasciato. Il villaggio è stato attaccato da una creatura serpentina direttamente uscita dalle saghe che, prima di ritirarsi, ha causato molti morti e molti danni. Il capo Ragnar li convoca e ha con loro una breve conversazione, contro un nemico che sembra avere il favore degli dei non hanno possibilità, l’intenzione dei Chatti è quindi quella di abbandonare il loro villaggio per chiedere protezione all’Impero e varcare il limes. Con nuove preoccupazioni a cui pensare, il contubernium si ritira a riposare un po’ dopo la lunga ed estenuante marcia.

Nel mentre Cattus, alzatosi e preparatosi, riceve il comando di due turmae di cavalleria legionaria (60 cavalieri divisi in due unità da 30) ed esce quindi da Mogontiacum in gran fretta con la speranza di riuscire a raggiungere i suoi compagni e, se possibile, salvarli.

Il riposo dei custodes però non dura, dopo poche ore tamburi e corni da guerra risuonano tutto intorno al villaggio del capo Ragnar, alcune centinaia di guerrieri di Naristi, capitanati da diversi Berserkir, sono giunti in cerca di vendetta. Gli inviati di Roma si apprestano ad un nuovo scontro, ancora affaticati da quelli di solo poche ore precedenti. Calvus viene fatto allontanare dal villaggio in direzione di Mogontiacum per chiedere aiuto e riferire quanto sta accadendo.

Il ritmo dei tamburi si fa più frenetico mentre i barbari da entrambe le parti della palizzata che protegge il villaggio chatto si preparano alla guerra. La battaglia ha inizio e i custodes hanno inizialmente vita facile nel difendere la zona a loro assegnata, quella del portone.

La colonna di cavalleria guidata da Cattus si imbatte in Calvus e, aggiornata da quest’ultimo sulla situazione, sprona i propri cavalli al galoppo per riuscire a giungere in soccorso degli altri custodes il prima possibile.

Contemporaneamente, respinto il primo assalto, Minimo, Vetius, Al Sahlahin e Candemium continuano a combattere con valore, ma, improvvisamente, la porta della palizzata di recinzione va in pezzi, un berserkir in forma d’orso si apre la strada tra legno e carne, seguito da altri guerrieri. Lo scontro si fa disperato e, uno dopo l’altro, tutti i custodes cadono sotto i colpi nemici. Solo Vetius, ormai costretto in un angolo e allo stremo, e Candemium, gravemente ferito e circondato, non giacciono a terra privi di sensi o peggio.

Sembra tutto perduto, sembra che gli dei di Roma abbiano rivolto il loro sguardo altrove, quando il suono cristallino di una tromba si spande nell’area seguito dal rumore assordante, come un lunghissimo rombo di tuono, di decine di cavalli lanciati al galoppo. Cattus e la cavalleria legionaria sono arrivati e si lanciano all’attacco con una manovra a tenaglia, i barbari vengono sbaragliati e l’orso berserkir cade trafitto da numerose lance.

La vittoria arride ai custodes, ma potrebbe essere assai amara perché sul terreno giacciono immobili i corpi di Minimo e di Al Sahlahin che, se ancora vivi, hanno bisogno di ricevere al più presto attente cure; il loro destino nelle mani sapienti di Calvus…

Ave atque vale!

 

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