“Ubi maior, minor cessat.”

“Laddove è il maggiore, il minore si arresta.”

[Locuzione latina, origine ignota]

“State camminando nella nebbia, vi siete avvicinati al principio”. Con queste misteriose parole cantilenate da un Al Sahlahin in trance intento ad eseguire un rituale di oracolo, si chiude la lunga notte di indagine dei custodes che dopo più di un giorno di veglia ininterrotta si concedono un, comunque meritato, riposo.

Evidentemente i custodes non stanno seguendo il giusto percorso investigativo, ma la seconda parte dell’oracolo può essere interpretata in due modi diversi. O i pretoriani si sono avvicinati alla risoluzione del caso all’inizio della loro indagine, quindi quando si sono recati a parlare con il fratello di Calvus, prefetto dei vigili dell’Urbe, o adesso sono appena all’inizio del loro percorso investigativo. Con Cattus e Calvus che escludono una possibile collusione del fratello di quest’ultimo, il contubernium si ritrova senza idee.

Il gruppo si sveglia nella tarda mattinata del a. d. XVII Kalendas Apriles (il 17° giorno prima delle Calende di Aprile, cioè il 16 Marzo), con il tempo che ormai è agli sgoccioli, infatti tra meno di due giorni il contubernium è atteso al porto di Ostia dove una nave militare li preleverà per portarli in Giudea. Calvus approfitta del momento di pausa per passare a salutare il fratello Onorius, mentre la sera Candemium, Cattus e Minimo vanno a fare un giro nei bassifondi per vedere di raccogliere qualche informazione, si prospetta un’altra serata di bagordi nel quartiere della Suburra. Gli altri rimangono al Castra Praetoria a riposarsi.

La visita ad una locanda della Suburra non porta a molte scoperte se non che nel quartiere i vigili si fanno vedere poco e anche quando scoppiano gli incendi nelle insulae (i condomini popolari dell’antica Roma) spesso e volentieri arrivano in ritardo o non arrivano proprio. Inoltre, di frequente gli incendi, almeno stando alle voci, sono di natura dolosa e il tutto porta alla compravendita dei terreni e a speculazioni edilizie.

Passa così un altro giorno e la mattina del a. d. XVI Kalendas Apriles (cioè il 17 Marzo) i custodes sono di nuovo riuniti a fare colazione insieme, dopo una breve discussione su quanto sentito da Cattus, Candemium e Minimo la sera prima nella loro visita alla Suburra, il gruppo decide di fare una ricerca sui passaggi di proprietà dei terreni su cui erano costruite le insulae bruciate. La giornata passa così tra gli archivi di stato e il raccogliere informazioni da magistrati e gente comune. Le scoperte non sono decisive, ma servono comunque a riaprire una pista, infatti lo schema della speculazione edilizia con compravendita dei terreni dati alle fiamme viene confermato e, sebbene comune per tutta la storia dell’Urbe, i custodes rilevano una concentrazione anomala di questi misfatti nei pressi del Muro della Suburra, il muro, nel quartiere omonimo, che divide la parte più popolare da quella monumentale dove si trovano il tempio di Marte Ultore, il Foro di Traiano e altri monumenti.

Passa così la giornata ed il giorno seguente è quello della partenza, quindi, all’alba, i custodes si dirigono ad Ostia, il porto dell’Urbe. Qui fanno la conoscenza di Cassio Dione, capitano della trireme Pax,  su cui si imbarcano e che li porterà, nel giro di una ventina di giorni di navigazione, in Giudea.

Ave atque vale!

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