Il soggiorno presso la casa di Elrond si prolunga per praticamente tutto l’inverno e così la compagnia ha il tempo di riposarsi, rifocillarsi e godere delle gioie e dei piaceri che Gran Burrone può offrire.

Ma i nostri non se ne stanno per tutto il tempo con le mani in mano e si danno da fare per farsi trovare pronti quando dovranno lasciare l’ultima casa accogliente e riprendere il cammino per le terre selvagge.

C’è chi compone canti per accompagnare ed allietare le lunghe marce, chi studia antiche mappe chi si mette alla forgia per dar sfoggio delle proprie arti da fabbro e chi recupera antichi cimeli che potranno rivelarsi utili in futuro.

Ed è così che Haldramir recupera Crabanniire, spada affidatagli da Elrond in persona, che in Sindarin significa lacrima di corvo, in onore di un antico e solitario Dunedain. E Telumendil da sfoggio della sua maestria forgiando un pregiatissimo bastone (Salice Baldillo) per Willow, in acciaio elfico adornato di rune.

Sul finire dell’inverno, la compagnia viene convocata e il Signore di Imladris li informa che le sue forze sono impegnate a pattugliare con maggiore attenzione le terre selvagge con particolare attenzione per il nord dove un tempo sorgeva il terribile regno di Angmar una cui risurrezione sarebbe un grave pericolo per tutti i popoli liberi.

Con le sue forze impegnate a nord, Elrond chiede ai suoi ospiti ed a Haldramir e Telumendil di dirigersi a sud per controllare le rovine di Ost-in-edhil, l’antica capitale del regno elfico dell’Eregion, dove Celebrimbor, discendente di Feanor, iniziò la forgiature dei Grandi Anelli. Molti sono infatti i tesori ancora celati tra le sue rovine e sarebbe importante che il Nemico non se ne appropriasse.

La compagnia, quindi, decide di scendere il Bruinen su una piccola imbarcazione e dopo sei giorni di viaggio fanno una breve sosta, mentre sono sulla riva, la notte, Haldramir scorge qualcosa di inquietante strisciare tra le acque…

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