Recuperato il lupo, il coboldo, quello che è, i nostri eroi ripresero la via per Codghor.

Demanor aveva ricomposto il suo legame con la natura dopo aver sacrificato il corno del Vitello Sacro all’Occhio della Palude.

Il potente druido Orsetto Orecchione secoli addietro aveva trovato la rovina nella palude, ma grazie a tale sacrificio poté così ricongiungersi con la sua creazione.

Così almeno sosteneva Möbius, ma c’era da credergli vista l’apparizione nell’Occhio di uno scheltro di tirannosauro, ultima estrema trasformazione del potente druido.

Messa da parte l’oscura magia druidica della palude e recuperato il lupo, il coboldo o quello che era, i nostri eroi poterono riprendere la via per Codghor.

Una volta tornati alla fortezza nuovi alleati accorsero alla difesa del villaggio.

Il messo inviato a Johlsav aveva avuto fortuna e un contingente di nani era giunto agli ordini del capitano Brogdu.

Per sicurezza la principessa Lubmila venne scortata a Johlsav dai nani, ma una parte del contingente rimase con la gente di Codghor per l’estrama difesa contro gli orchi, nemico comune.

A tal proposito ad alcuni abitanti era venuta in mente un’idea per avere maggiori possibilità di successo.

A qualche giorno di cammino a nord giaceva la famigerata Diga d’Ossa, costruita in tempi di cui ormai non vi era più memoria e che, secondo le leggende, impediva ai canali della zona di allagare la zona circostante Codghor.

Ma in una situazione di emergenza, forse, danneggiare la diga e liberare le acque avrebbe potuto rallentare l’esercito degli orchi e rendergli più difficile l’assedio del villaggio.

Già forse, perché se ciò fosse possibile e dove trovare esattamente la diga era tutto da vedere.

Ma questo poteva fermare i nostri eroi?

Certo che no!

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