“[…] at templum Pacis Vespasiani Imp. Aug., pulcherrima operum, quae umquam vidit orbis non […]”

“[…] e il tempio della Pace dell’Imperatore Vespasiano Augusto, la più bella delle opere, che mai il mondo vedrà […]”

[Plinio il Vecchio, “Naturalis Historia”, Lib. XXXVI, 102]

Il culto che aveva causato i problemi intorno ad Aelia Capitolina e sul Golgotha è stato sgominato, i suoi membri languono nelle prigioni della città in attesa di affrontare il processo ed il capo del culto, il predicatore Iacob o Giuda Iscariota come scoperto durante il confronto con il demone Azazel, è stato consegnato all’oblio. I custodes hanno potuto riposarsi e riprendersi dalle fatiche affrontate, anche se dopo la grande festa tenuta per il Natale di Roma sono comunque dovuti tornare ai loro compiti cercando di aiutare il Procurator Augusti Appio Cornelio a trovare prove sufficienti per assicurare una condanna ai cultisti.

Nel frattempo da Antiochia, la capitale della provincia di Syria, è arrivato il responso alle richieste del governatore di Aelia Capitolina, una legione arriverà presto in città per assicurare il mantenimento della Pace. Insieme a questa risposta sono arrivati anche cinque membri della Cohors Arcana distaccata ad Antiochia capitanati dal guerriero Decimo Bruto. I nuovi arrivati si fanno fare un resoconto sommario di quanto successo e si fanno accompagnare al sepolcro del Nazareno dove era stato trovato il cadavere del bambino, qui iniziano ad officiare rituali di purificazione cosa che probabilmente verrà ripetuta in tutte le case confiscate.

Le indagini dei custodes portano alla raccolta di diverse prove tra il ritrovamento di papiri e libri su culti non tollerati e rituali proibiti, pugnali rituali, tuniche e macabri resti di empi rituali compiuti. Il carico di prove viene presentato ad Appio Cornelio in modo che possa iniziare ad imbastire il processo, il Procurator Augusti si mostra soddisfatto anche se sembra sperare in qualche ordine diretto da Roma per potersi lavare le mani dalla faccenda e chiudere tutto il più in fretta possibile. Nel frattempo viene rinnovata l’ospitalità verso i custodes che. anche consigliati dai commilitoni di Antiochia, si rassegnano a dover restare ad Aelia Capitolina fino a quando non arriverà il responso da Roma.

Per passare il tempo Candemium aiutato da Vetius vanno in cerca di scorpioni, molto utili per il loro veleno, mentre Cattus continua l’interrogatorio dei prigionieri riuscendo a far praticamente confessare tutto ad una novizia del culto, una giovane ragazza di nome Salomè. La giovane racconta tutto quello di cui è a conoscenza sebbene sia evidente che non abbia mai partecipato ai rituali più segreti e macabri, ma si rivela utile nell’individuare i capi del culto. Così arriva il giorno a. d. VII Kalendas Maias (sette giorni prima delle Calende di Maggio, ovvero il venticinque Aprile) in cui, in pompa magna, arriva la legione richiesta ad Antiochia dal Procurator Appio Cornelio: la Legio III Gallica, una delle legioni fondate da Cesare. Calvus invece scopre che sembra che a Roma il Senato si stia per riunire per decretare l’inizio di una nuova campagna militare offensiva contro la Germania Magna affidata al Magister Militum dell’Illyricum che si era messo a capo della fazione senatoria favorevole allo sforzo bellico.

I custodes approfittano del tempo a disposizione per accertarsi anche che non sia scampato nessuno del culto alla notte dell’epurazione e alla cattura, cosa che viene confermata, inoltre scoprono che un po’ di malcontento inizia a serpeggiare tra le altre famiglie aristocratiche della città a causa della mancata pronuncia di accuse e dal lungo tempo d’istituzione del processo contro i fermati. Impegnati in queste incombenze il tempo continua a passare ed arriva il giorno a. d. XVII Kalendas Iunias (diciassette giorni prima delle Calende di Giugno, cioè il sedici Maggio) in cui all’ora di pranzo una staffetta trafelata entra nella casa del governatore portando il responso da Roma sotto forma di due rotoli di papiro, uno indirizzato a Candemium e l’altro a tutto il contubernium.

Nel messaggio indirizzato all’assassino c’è semplicemente indicato di continuare ad osservare e riferire sulla situazione, nell’altro, firmato dalla Magistra Lucilla in persona, si leggono congratulazioni e complimenti verso i custodes e nella parte finale vengono anche date le nuove disposizioni. Le direttive della Magistra sono drastiche, terminare tutti coloro che hanno avuto a che fare con il culto in modo che la potenziale minaccia demoniaca sia eradicata immediatamente, potranno essere risparmiati solo coloro per i quali i custodes hanno la certezza della loro innocenza e uno solo dei capi del culto, tutti questi andranno portati a Roma per interrogatori o accertamenti ulteriori. Il messaggio è accompagnato da un anello laccato di nero che reca come sigillo un teschio con il monogramma Chi-Rho, che simboleggia la condanna a morte per crocifissione di tutti i colpevoli.

Il contubernium si trova così improvvisamente a dover comunicare ad Appio Cornelio la condanna a morte per crocifissione di circa un centinaio di persone tra schiavi, uomini, donne e bambini catturati. I custodes inoltre iniziano ad interrogarsi su chi salvare e chi no anche perché di alcuni, i quattro servi sopravvissuti della casa Anarice ed il bambino, hanno la certezza dell’innocenza grazie al medaglione di Azazel ed anche sul crocifiggere tutti gli altri bambini ci sono delle ritrosie. Purtroppo un rituale di sideratio sulle conseguenze di portare tutti i bambini a Roma fatto da Calvus da responso negativo e così i custodes, anche se un po’ a malincuore si rassegnano alla loro condanna a morte.

Arriva quindi il giorno a. d. XIII Kalendas Iunias (tredici giorni prima delle Calende di Giugno, ovvero il 20 Maggio), il giorno fissato per l’esecuzione che viene affidata alla Cohors I Ulpia Dacorum. Appio Cornelio pronuncia in pubblica piazza il discorso di condanna a morte poi inizia la processione dei prigionieri dalla città alla cima del Golgotha. Qui i prigionieri vengono legati alle croci ed issati in attesa che la morte sopraggiunga, i bambini, per volere di Calvus vengono drogati e poi avvelenati per non fargli soffrire le pene della crocifissione.

Il giorno seguente i custodes si lasciano alle spalle Aelia Capitolina, sullo sfondo le ombre delle croci sul Golgotha a rammentare le conseguenze che ha attentare alla Pax Romana.

Ave atque vale!

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